Risorse del cristianesimo: ma senza passare per la via della fede by François Jullien

Risorse del cristianesimo: ma senza passare per la via della fede by François Jullien

autore:François Jullien [Jullien, François]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, Modern, Religion, History & Surveys
ISBN: 9788833312279
Google: lcqHDwAAQBAJ
Amazon: B07NDJ2V3C
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2019-02-20T23:00:00+00:00


Cinque

Logica della de-coincidenza

Una volta riconosciuta la separazione tra il minimale, ma sterile, essere-in-vita e la vita assolutamente viva, tra psyché e zoé, bisogna rileggere da più vicino la formula di Giovanni, la formula fondamentale che la mette all’opera. Sarà necessario al fine di cogliere quale logica singolare è portatrice di vita o, in altre parole, rende la vita viva: «Chi ama la sua vita (psyché, ψυχή) la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita (zoé, ζωή) che non muore» (12,25).53 Che cosa significano questi due verbi opposti, «amare» e «odiare», dal momento che non possono intendersi, con tutta evidenza, in un senso puramente psicologico e che non è in questione nemmeno un piatto precetto di ascetismo? All’interno della scissione aperta tra i due termini, psyché e zoé, si dice la coerenza – ma coerenza di scostamento – per mezzo della quale si tende e si promuove la vita. «Amare la propria vita» vuol dire essere attaccati al proprio essere-in-vita, alla psyché, restare incollati a questo vitale, aderirvi e impantanarvi la propria vita. «Odiare la propria vita in questo mondo» dice, al contrario, che ci si deve scollare da un tale attaccamento all’essere-in-vita, così limitato e condizionato com’è, e issarsi fuori dall’adattamento al proprio mondo, vale a dire de-coincidere da questo adeguamento del (al) vitale per accedere in sé alla vita viva. De-coincidere, per dirla in maniera più generale, è estrapolarsi dall’adeguamento-adattamento a sé stessi così come al proprio mondo – «odiare» la propria vita «in questo mondo» – per ridispiegare i possibili che vi si rinserravano e riaprire un futuro alla vita, ovvero a un divenire di avvento. Tale è la logica dell’essere vivo che ha concepito Giovanni. Se non c’è de-coincidenza dal proprio essere-in-vita e dal proprio mondo, per cui in essi ci si compiace e ci si accontenta, la vita in sé langue e diventa sterile. Tale adeguamento-adattamento positivo con l’essere-in-vita così come col mondo in cui si vive è, per la sua stessa positività, perdita della capacità di vita che si sciorina e si fossilizza. Bisogna quindi de-coincidere dalla propria vita, strapparsi a forza («odiare») dalla connivenza e dalla coerenza con essa, per accedere a ciò che è vivo della vita.

Questa logica del de-coincidere che promuove la vita, Giovanni l’ha fondata dal principio in Dio stesso. Le prime parole di Giovanni sono: «In principio era il Logos / e il Logos era presso Dio / e il Logos era Dio». Il Logos (il Verbo) è in rapporto a Dio (prós, πρός è la preposizione che marca la relazione) e nello stesso tempo è Dio stesso. Se cioè Dio coincidesse con sé stesso, non conoscesse lo scarto interno a sé, non potesse entrare in un rapporto di esteriorità con sé, o detto altrimenti se aderisse al proprio essere-in-vita, perderebbe con ciò stesso la sua capacità di «creare la vita» (zoo-poieîn). Si indebolirebbe nella sua positività compatta e si arenerebbe in quanto Dio. È necessario perciò che Dio scarti da sé



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